Querelle De Benedetti-Scalfari. Intervista a Giuseppe Turani, un testimone oculare

La querelle tra Carlo De Benedetti e Eugenio Scalfari, scatenata da una dichiarazione di voto di quest’ultimo in TV, ha lasciato l’opinione pubblica a bocca aperta per la durezza dei toni che si sono scambiati due persone che tutti credevano essere in buoni rapporti. I duellanti si sono rimbalzati dichiarazioni al veleno per settimane su tutti i media.

Al netto di alcuni risentimenti personali che sono emersi nella polemica, il punto del contendere più interessante per i lettori è che entrambi si auto-intestano il merito di aver fondato e fatto crescere il quotidiano La Repubblica. La questione ha ampio interesse perchè si incrocia con alcune dinamiche dell’economia italiana di quegli anni (La Repubblica è stata fondata nel 1976) e vede coinvolti alcuni dei più famosi nomi del capitalismo che fu.

Per sciogliere alcuni nodi e cercare di comprendere come sono andati i fatti, abbiamo intervistato Giuseppe Turani, oggi Direttore di Uomini&Business, all’epoca dei fatti nella redazione di La Repubblica, per poi diventare vice direttore de L’Espresso e di Affari e Finanza, il supplemento economico de La Repubblica.

Premessa – La polemica iniziale

Ad una precisa domanda del giornalista Giovanni Floris, durante la trasmissione “Dimartedì” in onda su La7, su chi avrebbe votato tra Di Maio e Berlusconi, Scalfari ha risposto senza esitazioni: Berlusconi. La risposta ha fatto infuriare Carlo De Benedetti (nemico storico di Berlusconi) che ha accusato Scalfari di eccesso di vanità e ha dichiarato che la sua posizione danneggia La Repubblica. Da qui in poi è stato un susseguirsi di dichiarazioni a distanza.

Dott. Turani, partiamo dall’inizio. Ha fatto bene Scalfari a rispondere alla domanda di Floris e a rispondere in quel modo?
Io avrei risposto nello stesso modo. E’ ovvio che fra Berlusconi e Di Maio si scelga Berlusconi. Non c’è dibattito. Di Maio è un ragazzetto che non sa nemmeno quello che dice.

La risposta di Scalfari ha in qualche modo esposto La Repubblica, essendo molto forte tra i lettori l’identificazione tra Scalfari e il quotidiano del Gruppo L’Espresso?
Mi sembra una questione marginale. La sostanza è che Di Maio è il nulla. Berlusconi è qualcosa. Repubblica e Espresso non vengono danneggiati dalle dichiarazioni di Scalfari in una tv dai bassi ascolti, ma da quello che scrivono. L’Espresso aveva già cessato di esistere (oggi è solo un allegato di Repubblica) già da tempo. Ben prima di quella dichiarazione di Scalfari in tv.

Lei è un testimone oculare dei fatti, chi ha fondato veramente La Repubblica, ha ragione De Benedetti o Scalfari?
De Benedetti ha avuto un ruolo assolutamente marginale: 50 milioni su 5 miliardi. Soldi nemmeno suoi, ma dell’Unione Industriali di Torino.

Scalfari ha dichiarato che De Benedetti ha versato solo 50 milioni di lire, di soldi non suoi, per fondare La Repubblica e che i 5 miliardi versati negli anni successivi gli sono tornati con gli interessi, dati i successi de La Repubblica. Così facendo Scalfari ha quasi relegato De Benedetti al ruolo di mero finanziatore. De Benedetti ha avuto un ruolo anche nella crescita industriale e editoriale del quotidiano o ne è stato solo un finanziatore?
Nessuno ha dubbi in proposito: Repubblica è nata da una felice intuizione di Scalfari e Caracciolo (e Mario Formenton della Mondadori). De Benedetti è arrivato dopo, molto dopo, a giornale già avviato. All’epoca della fondazione di Repubblica Scalfari e De Benedetti nemmeno si conoscevano, se non di nome. E non avevano alcuna frequentazione.

Cosa pensa di Carlo De Benedetti come industriale e finanziare e di Scalfari come giornalista? Quali sono i meriti e i demeriti di entrambi?
De Benedetti bravo come finanziere. Quasi zero come industriale. Scalfari ha inventato Repubblica, non mi sembra poco.

Ci parli dello scenario del capitalismo italiano di quegli anni. Perchè alcuni dei più bei nomi dell’industria nostrana sentivano così forte l’esigenza di possedere un giornale o di esserne almeno azionista?
Era una specie di ossessione possedere un giornale, poi servivano a orientare l’opinione pubblica. I social network non esistevano ancora. D’altra parte anche voi state provando a fare giornalismo. Perché lo fate?

Hanno ancora un peso i quotidiani oggi per orientare l’opinione pubblica come lo avevano negli anni 70, 80 e 90?
Molto meno di una volta.

Gli industriali di oggi hanno ancora interesse a possedere una testata editoriale?
I più grandi, la Fiat ad esempio, hanno lasciato il campo. L’interesse sarà sempre minore. Ma anche Pirelli e altri sono decisi a lasciare la Rcs.

Informazioni su Marco Blaset 150 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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