Russia, Cina e Sudamerica. La risposta H2biz alle elezioni USA

Il Gruppo H2biz, guidato da Luigi De Falco (editore di questa testata), ha reagito in tempo reale all’esito delle elezioni americane annunciando una serie di iniziative che puntano a cogliere tutte le opportunità di business derivanti dalla vittoria di Donald Trump.

Russia-Cina

Russia, Cina e Latino America sono le tre aree dove H2biz concentrerà le sue operazioni nei prossimi mesi. Tre aree geografiche su cui il gruppo scommette con strategie e motivazioni diverse, ma tutte accomunate da un probabile cambio di scenario geopolitico.

Russia

La Russia rappresenta un mercato di export storico per H2biz sin dal 2012, un mercato “congelato” negli ultimi tempi a causa dell’embargo internazionale derivante dalla crisi con l’Ucraina. La vittoria di Trump e il suo buon rapporto con Putin potrebbero creare le condizioni per sbloccare l’embargo o quantomeno allentarne le maglie in tempi brevi. Ed è proprio su questa ipotesi che punta H2biz, che ha relazioni consolidate in Russia, ha già effettuato due missioni imprenditoriali a Mosca (2013 e 2014) e può contare su un network di partner che non aspetta altro che riattivare le relazioni commerciali con l’Italia.

Lo strumento che H2biz intende utilizzare per “riaprire” il mercato russo alle pmi è la Rete Italia-Russia, una rete di transazione tra aziende italiane e russe, costruita sul modello di quelle già operative dal 2013 con l’Africa, dal 2015 con l’Iran e dal 2016 con il Venezuela. Le Reti di transazione consentono alle pmi italiane di esportare prodotti e servizi sui mercati ad alto tasso di rischio (o di difficile penetrazione) con una logica di sistema attraverso H2biz che fa da collettore della domanda, da stanza di compensazione e garanzia di tutte le controparti e coordina i servizi di filiera (lettere di credito, logistica, pagamenti e sub-forniture). Un modello operativo inventato da H2biz nel 2011 (Rete Fornitori) che è stato replicato in diverse aree del mondo. L’operazione con la Russia era già in cantiere da tempo, la vittoria di Trump ne ha accelerato il lancio sul mercato.

Sudamerica

Il Sudamerica, ed in particolare l’Argentina e il Venezuela, è il terzo mercato per il Gruppo H2biz dopo l’Africa e l’Iran. Le frizioni tra Trump e il Messico e una politica probabilmente protezionistica del nuovo Presidente USA potrebbero spingere tutto il Latino America a guardare con maggiore interesse alle relazioni commerciali con l’Europa. Luigi De Falco ci crede e ha deciso di estendere la Rete di transazione con il Venezuela a tutta l’America Latina, in particolare all’America Centrale. La nuova macro-rete sarà operativa per l’inizio del nuovo anno.

Cina

La Cina è la grande scommessa di H2biz. Un mercato completamente nuovo per un Gruppo che ha sempre investito su aree ad alto tasso di rischio e basso livello di saturazione commerciale (Iran e Africa sub-sahariana) e si è tenuto lontano da mercati ormai consolidati per le imprese italiane, come quello cinese e quello americano. La vittoria del candidato repubblicano ha però cambiato lo scenario di riferimento: le tensioni tra USA e Cina potrebbero inasprirsi a scapito delle aziende americane e H2biz vuole approfittarne per testare sul campo un nuovo modello di penetrazione che rovescia il classico schema del Made in Italy: invece di esportare i prodotti si esportano i processi industriali. Il modello si chiama “Reverse Made In Italy“, H2biz lo ha lanciato all’inizio del 2016, è già operativo in Africa e sembra adattarsi bene al mercato cinese.

Reverse Made in Italy prevede la creazione di filiere in grado di esportare processi ad alto valore aggiunto, garantendo alle produzioni estere gli stessi standard qualitativi di quelle italiane (dal “Made in Italy” al “Made with Italy”).

Esportare i processi, oltre a limitare il rischio di contraffazione, consente di acquisire una posizione strategica sui mercati esteri: controllando il processo si controlla il prodotto e, quindi, il mercato. Il modello si propone anche di valorizzare brevetti e processi inutilizzati dalle manifatture italiane per carenza di fondi e che all’estero potrebbero avere maggiori opportunità di realizzazione.

Con questo schema, a detta di H2biz, si riducono i classici rischi di esportazione con la Cina (leggi contraffazione) e si pongono le condizioni per una relazione duratura (i produttori cinesi avranno sempre bisogno di quelli italiani per migliorare ed integrare i processi).

H2biz conta di portare in Cina questo nuovo modello di export nel primo semestre del 2017.

Informazioni su Marco Blaset 150 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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