La scrittura in aiuto della giustizia. Intervista a Paola Loreto, grafologa forense

Si è appassionata alla scrittura durante il corso di grafologia, quando la sua docente valutava la lettera di una ragazza suicida. Paola Loreto, laureata in criminologia, ha seguito i tre anni di formazione grafologica per potersi iscrivere a una delle due associazioni ufficiali: A.G.P. (Associazione Grafologi Professionisti) e  A.G.I. ( Associazione Grafologica Italiana).

Oggi, a soli 30 anni, è consulente e perito di tribunale, civile e penale. Una giovane donna in gamba: eloquente, preparata e, non ultimo per la nostra sicurezza, molto motivata ad aiutare la giustizia.

Spiega Loreto: “Le singole conformazioni letterarie rientrano nella grafologia della personalità. Io non mi occupo di questo. Quando mi chiama un Tribunale mi viene chiesta la forma, ovvero la grafologia forense”.

Ci faccia un esempio…
Per esempio, il Giudice mi chiede di verificare se la firma a nome Mario Rossi sia o meno riconducibile allo stesso, oppure alla mano di Mino Bianchi. Questo in caso di firme su cambiali, documenti, ritiro da parte di corrieri.

E lei sostanzialmente in che modo opera?
Lavoro sull’originale, innanzitutto. Se non è possibile, mi sforzo con una fotocopia, però in questo caso il giudizio non sarà mai di certezza perché l’elemento importante è la pressione della calligrafia, che subisce oscillazioni naturali: la fotocopia è statica e la percentuale di riuscita della mia analisi ridotta.

Quindi se il foglio è autentico lei può lavorare in termini di certezza?
Esatto. In caso di autenticità del documento, che mi dà il Tribunale, interpello il signor Mario Rossi e gli farò fare più firme. Metto in comparazione la firma autentica con quella da verificare. Chiedo a Mario Rossi scrivi più largo, scrivi più stretto, aumenta la velocità, scrivi sopra o sotto la riga. Variazioni essenziali per poter fare la perizia.

In quanto tempo è pronta una perizia?
Quando ho tutto, circa in una decina di giorni. Cambiano le tempistiche in caso di testamento, documento più lungo e perlopiù redatto da una persona deceduta. Per essere certa che il testamento olografo sia del defunto, devo chiedere ai parenti o alle persone vicine dei suoi saggi di scrittura, massimo di un paio di anni prima. A meno che il morto non soffrisse di malattie quali Parkinson, Alzheimer, demenza senile che inevitabilmente modificano la grafia.

Ci racconti di una vicenda penale a cui ha partecipato.
La scorsa estate ho lavorato in un caso di omicidio, come consulente di parte dei familiari della vittima: una donna uccisa dieci anni fa e con processo ancora in corso. Unico imputato, il suo vicino di casa. Vicino al cadavere erano stati trovati degli scritti su carta millimetrata, fatti a pezzi.  Ai tempi una mia collega li aveva studiati e valutati, ma non ricondotti al sospettato. L’anno scorso è cambiato il giudice del procedimento penale e mi ha chiesto una consulenza tecnico-grafica, per rianalizzare quel reperto cartaceo.

Come mai una prova archiviata è stata rimessa in discussione? Succede spesso?
“No, accade se c’è un motivo. Nel frattempo, infatti, era stato trovato dagli inquirenti un foglio manoscritto dal sospettato, una semplice dichiarazione di revoca del porto d’armi. Però ha fatto sorgere il dubbio che costui, dieci anni prima, avesse dissimulato la sua scrittura con la grafologa forense interpellata allora.

E come è andata la sua comparazione?
Ho appurato che era proprio lui l’autore. E che, di fatto, in passato aveva falsificato la sua calligrafia con la mia collega in sede giudiziaria. Capita spesso, soprattutto se si è colpevoli. Mentre è improbabile che chiunque dissimuli la sua grafia per questioni burocratico-personali che nulla c’entrano con un processo, come appunto la revoca del porto d’armi.

Marina Martorana
Informazioni su Marina Martorana 14 Articoli
Giornalista, autrice e consulente di comunicazione, Marina Martorana è stata collaboratrice fissa di La Notte, il Giorno, l’Europeo, Panorama. E, dal 1989 al 2014, del Corriere della Sera. Ha scritto una ventina di libri di saggistica. Ora vive a Brebbia (VA), è contitolare di Studio 21 - attività di info-comunicazione giornalistica - e scrive gialli ambientati tra arte, storia e natura della sponda lombarda del Lago Maggiore, per far conoscere un’area italiana stupenda e non tanto nota. Al suo primo libro “Morte sul Verbano” ( giunto alla seconda edizione) segue, con lo stesso staff di detective e articolato nella medesima zona lacustre “Intrigo Internazionale sul Verbano”. E’ intenzione dell’autrice crearne una serie. Link: http://www.marinamartorana.it

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