Il business delle torri di trasmissione che fa gola a tutti

torri di trasmissioneL’offerta da 1,2 miliardi di Ei Towers (Gruppo Mediaset ) per l’acquisto di RayWay è stata bloccata per il rischio di concentrazione monopolistica, riportando al centro del dibattito le torri di trasmissione. Lo stesso rischio si ripropone con Cellnex, società nata da una costola di Abertis che è il primo operatore europeo di torri tlc con 15mila siti, interessata alla torri di Inwit, dove sono confluite le 11.500 infrastrutture della rete mobile di Telecom Italia.

Ma cosa sono le torri di trasmissione e perchè fanno gola a tutti?

Le torri di trasmissione sono delle strutture verticali che trasmettono il segnale tv, radio, ma anche dati e voce (telefonia).

Il Mercato italiano

L’Italia è uno dei pochi paesi in cui chi possiede e gestisce le torri di trasmissione o le reti terrestri produce anche contenuti. Altra particolarità italiana è che entrambi i più importanti protagonisti del broadcasting e della gestione delle reti di trasmissione sono rappresentati da società intrinsecamente intrecciate con la politica (Rai e Mediaset).

In una società moderna l’assetto del sistema che trasmette comunicazioni, informazioni, dati, voci, immagini intrattenimento ha la stessa funzione che nel corpo umano ha il sistema sanguigno.

Chi ha il controllo di questa rete di comunicazione, controlla un asset strategico del paese.

Nell’ambito del broadcasting le due reti più importanti fanno capo a Rai Way e a Ei Towers. Rai Way è presente capillarmente disponendo di oltre 2.300 siti dislocati sul territorio italiano. L’attività di EI Towers si articola nella gestione di un parco di circa 3.200 infrastrutture, di cui 2.300 in proprietà o disponibilità, costituite per la maggior parte da locali tecnologici, pali o tralicci, distribuite sul territorio italiano dedicate all’ospitalità di impianti di trasmissione ed antenne di diffusione del segnale nelle quali ospita e gestisce più di 10.000 impianti dei propri clienti.

Quanto ai gestori di tlc, per citare solo i principali e solo la rete 4G di ultima generazione, basti dire che Vodafone sta investendo 3,6 miliardi di euro sulla rete 4G in tutta l’Italia (3.500 comuni, l’80 per cento della popolazione); Tim ha una rete 4G che già copre ben oltre il 71 per cento della popolazione. E poi vi sono le reti 3 e Wind.

L’idea di creare un unico operatore per la trasmissione del segnale non è certo nuova: in Inghilterra abbiamo Arqiva, in Francia TdF, analoga situazione in Spagna. Le ragioni di efficienza sono evidenti, dal momento che non è necessario avere più di una rete di trasmettitori per coprire adeguatamente il territorio nazionale. Oggi le reti di Rai Way e di Elettronica Industriale Tower (Ei Towers) sono in larghissima parte sovrapposte e servono lo stesso territorio. Da questo punto di vista, i guadagni di efficienza di una unione delle due reti si sostanzierebbero principalmente nella rimozione delle torri che duplicano il servizio di trasmissione, e solo in parte minore in un coordinamento tra le due vecchie reti per un segnale migliore.

E d’altra parte l’idea di riunione in capo a un unico operatore le grandi infrastrutture di trasporto si ritrova anche in altri settori incentrati su reti di trasmissione: nel settore elettrico la rete ad alta tensione è stata riunita sotto Terna, nel gas è Snam Rete Gas che svolge lo stesso compito. Ma in tutti questi esempi l’operazione di concentrazione delle infrastrutture sotto un unico soggetto si è accompagnata alla separazione di questo soggetto dagli operatori che utilizzano la rete per veicolare i propri servizi competendo tra loro. Terna non è partecipata dagli operatori elettrici, Snam Rete Gas è stata recentemente separata da Eni, gli omologhi inglese, francese e spagnolo nell’ambito della trasmissione televisiva non sono proprietà dei broadcasters.

La ragione della separazione societaria è evidente: evitare che il doppio ruolo di venditore di servizi di trasmissione e competitore nel mercato televisivo consenta al soggetto integrato di favorire nel mercato a valle le proprie società televisive a danno dei concorrenti.

Da questo punto di vista, quindi, se l’idea di riunione le reti di trasmissione sotto un unico soggetto ha un senso industriale e permette notevoli economie eliminando le duplicazioni, il soggetto non potrà essere di proprietà di Mediaset né di Rai, né, peraltro, di altri broadcasters. Questa è la semplice logica antitrust che già si applica in altri paesi e in altri settori.

Informazioni su Marco Blaset 150 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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