Export o morte, per le imprese è una scelta obbligata

Export o morte, potremmo dire così con un pò di macabra ironia. In un mercato oramai globalizzato, pensare ad una limitazione dei confini geografici per il proprio business equivale a porre una seria ipoteca sul futuro, soprattutto se l’azienda in questione ha un elevato costo del lavoro e quindi potenzialmente minori margini di profitto.

L’export non è più una scelta pionieristica, quanto piuttosto una strada obbligata che premia gli imprenditori con maggiore lungimiranza. I numeri in tal senso ci vengono in soccorso. Una lunga fila di dati dimostrano questa verità.

Ecco tre notizie prese quasi a caso nella lunga sequenza di quelle recenti:

a)  Abruzzo: l’export trascina i distretti;
b) Vinitaly crescono le vendite in Usa e Canada
c)  Monitor Banca Intesa: l’export tiene in vita le aziende

L’Abruzzo cresce grazie alle vendite all’estero, in tutti i suoi comparti, dal meccanico a quello del vino. E infatti che l’agroalimentare tiri lo si evince anche dai dati presentati alla recente fiera VinItaly. Boom del fatturato (+6,5% nel 2012 sul 2011) per un giro d’affari totale pari a 4,7 miliardi di euro. A quali condizioni? Che si mantenga alta la qualità, afferma Leonardo Frescobaldi, e che si investa sul proprio brand.

Il monitoraggio di fine 2012 dei distretti realizzato da Banca Intesa conferma tutto: la spinta ed esportare è quello che tiene a galla le aziende italiane. Nell’ultimo annole esportazioni di tutti i distretti industriali hanno toccato quota 80,3 miliardi di euro con un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente.

I driver della crescita sono stati Usa e Giappone, seguiti a ruota da Cina e Russia. Moda e agroalimentare hanno chiuso il 2012 in forte accelerazione, laddove l’eccellenza italiana è stata riconosciuta e percepita.

Per la meccanica è stato il Brasile il paese più interessante con un aumento di oltre il 100% nelle esportazioni rispetto al 2011 (81,5 contro i precedenti 39 milioni di euro).

Considerando le stime prospettiche secondo cui il mercato interno sarà soggetto ad ultreriore contrazione, appare evidente come le maggiori opportunità di crescita per le imprese italiane verranno dai mercati non europei sui quali è necessario investire sforzi e ingegno. La sfida dell’export può esser vinta solo da quelle imprese più attive in termini di innovazione e marketing.

L’importante è uscire dalla solita vecchia trappola del prodotto: non è questo quello che ci farà avere successo all’estero. Questa è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Dobbiamo lavorare per affermare il marchio, è nel marketing che bisogna investire.

Informazioni su Paolo Pugni 7 Articoli
Consulente di direzione, esperto di mercati esteri. Fondatore dei blog http://venditareferenziata.blogspot.com/ e http://exportlowcost.blogspot.com/

5 Commenti

  1. Salve Paolo,
    concordo pienamente con te, Pur segnalando un calo nel primo trimestre 2013 anche sull’agroalimentare.
    Purtroppo le nostre aziende ( io opero sul territorio della Campania con una rete di imprese di prodotti tipici) non VOGLIONO CREDERE in servizi intangibili quali un ottimo marketing ed una strategia comunicativa mirata. La mia azienda sta costruendo con le proprie forze il giusto supporto in totale autonomia, ma le aziende anche solo all’idea di dover fare forza insieme ed affrontare l’estero SERIAMENTE, si ritraggono dopo poco. é triste ammettere che un paese a forte vocazione turistica come l’Italia, dove città come Salerno e costiera limitrofa attraggono nel 2012 circa 2,5 mln di turisti, non riesca a fare sistema per economizzare in casa il proprio successo. In un mondo sempre più dominato dai media, bisognerebbe suggerire con più incisività che bisogna credere in elementi come: programmazione, strategia, marketing e comunicazione. E non soltanto nel calarsi le braghe ed i prezzi al primo ordine d’oltreconfine , facendo poi i duri sul mercato interno.

    • Concordo ovviamente al 100% e anche per “conflitto di interessi”!
      I prossimi post saranno proprio su questo tema.
      Hai ragione, senza un marketing serio siamo destinati a fallire.
      Mi vuoi raccontare la tua esperienza così la valorizziamo?
      Grazie
      Paolo

  2. Pienamente d’accordo con il richiamo “export o morte”.
    La strada da seguire ?:
    – presene dirette, con show-room da svilupparsi in centri commerciali di referenza dei prodotti di qualita`
    In questo contesto ripropongo V.I.E. Vetrine Itliane Estero :
    – per competere associativamente direttamento all’estero,
    – per combatterere la contraffazione!
    V.I.E. : un vecchio progetto tornato d’attualita grazie alla decisione del Parlamento Europeo di ripristinare l’obligo del marcaggio Made in Italy.

  3. Pienamente daccordo col messaggio del titolo rivolto al mondo produttivo “export o morte ..”
    Siamo un gruppo di aziendalisti che hanno costituito, da circa 5 anni, una società di servizi in India con lo scopo di aiutare le aziende italiane ad entrare in questo grande mercato secondo le varie occasioni di business; registriamo un interesse notevole per li Made in Italy e lo stile italiano. Solo limiti culturali ostacolano crescita e sviluppo; sarebbe ora di finirla una volta per tutte! Il declino lo stiamo costruendo noi con la nostra cecità.
    Buona fortuna.

    • Grazie Domenico, concordo con te.
      Mi interessa saperne di più sulla vostra attività. Come faccio a contattarti direttamente? Mi piacerebbe intervistarti anche per questa rubrica sulle vostre esperienze, sugli errori delle imprese italiane, sulla strada da seguire, insomma su come riuscire a rendere l’export una avventura vincente.
      Grazie
      Paolo

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